mercoledì 30 luglio 2008

se evito di scrivere ciò che penso e ciò che provo
se non ne parlo più con nessuno e neanche a me stessa
forse passa tutto

erbe medicinali, unguenti ed infusi
di questo ho bisogno, perchè non trovo posa, ancora febbricitante

lunedì 28 luglio 2008

sagra della fregnaccia (sotto il diluvio)

non ho mai fatto così tante cose tutte insieme
quattro giorni di entusiastico iperattivismo

dalla 9 di mattina alle 3 di notte a caricare e scaricare friggitrici, bollitori, panche, tavolini, bidoni, frigoriferi, cassette d'acqua, fusti di vino e di birra, fornelloni e bombole del gas sotto al sole e sotto alla pioggia zompettando contenta da brava folletta

il giorno della festa immane sciagura ci ha colpiti
si sono presentati in pochissimi e non siamo rientrati neanche di mezzo cent
ma eravamo comunque tutti stranamente allegri e soddisfatti
felici a cantare le canzoni dei cartoni animati e per nulla scoraggiati

(che sia stato merito del vino?) no no, è l'ariannite!

bionda sopra, attenda a lu focu

martedì 22 luglio 2008

gaspacho

Ingredienti:
5 pomodori maturi
1 peperone giallo
1 cetriolo
mezza cipolla di tropea
olio, sale e pepe

fare a pezzetti tutte le verdurine e poi frullarle aggiungendo un po' di sale, un pizzico di pepe e un filo d'olio
se il composto risulta troppo denso aggiungere un goccio d'acqua fredda
lo si può servire con del pane bruscato o anche solo

è buooooooonisssssimo! e decisamente estivo

lunedì 21 luglio 2008

la consapevolezza del non poter tornare indietro, del tempo che passa, del cambiamento
la tocco con mano, e insieme a lei anche mille altre prospettive nuove e diverse
tutto viene da se quando meno lo si aspetta e tutto ricomincia a muoversi mentre ci si sta per sdraiare
mi chiedo come possa accadere che alcuni rimangano fermi

la montagna, le risa ed il vino continueranno ad allietarci

mercoledì 16 luglio 2008

sono impantanata in questa palude che è più livida della notte
vorrei uscirne e tirarmene fuori
ma non ci riesco

aiuto

lunedì 14 luglio 2008

bè ma quindi? che tocca fare? niente o tutto quanto? uffa uffa uffa

la metropoli mi sottopone ad un'intensificazione della vita nervosa
lo sapevo che aveva ragione simmel, sennò non me lo ritrovavo sul libro di sociologia
forse dovrei periodicamente soggiornare in alta collina
comprare una lampada da tavolo per studiare la sera e qualche cuscino colorato per star più comodi
una televisione che funzioni e una scheda per la connessione
senza contare poi il riempimento di frigo e credenza

però mi servirebbe prima di tutto una macchina per l'andi-rivieni!
e penso che l'acquisto di questa sarà obiettivo del prossimo anno
preceduto dall'iscrizione a scuola guida in settembre


giovedì 10 luglio 2008

stasera ho lavorato
e sono di nuovo stanca, scazzata, triste
per non parlare del nuovo cameriere diciassettenne dichiaratamente nazi-fascista
che ha fatto del mio stare al mare in topless una questione morale

benedetta conoscenza, quando ti farai strada nel volgo insieme alla tua ancella comprensione?
qui si discute inconsapevolmente e si perde il senso delle parole
e io vorrei così tanto non dover sempre spiegare tutto da capo

che pace quando sarò finalmente in vacanza :-)

mercoledì 9 luglio 2008

convalescenza

“Nessun nome. Nessun ricordo oggi del nome di jeri; del nome d’oggi, domani. Se il nome è la cosa; se un nome è in noi il concetto d’ogni cosa posta fuori di noi; e senza nome non si ha il concetto, e la cosa resta in noi come cieca, non distinta e non definita; ebbene, questo che portai tra gli uomini ciascuno lo incida, epigrafe funeraria, sulla fronte di quell’ immagine con cui gli apparvi, e la lasci in pace e non ne parli più. Non è altro che questo, epigrafe funeraria, un nome. Conviene ai morti. A chi ha concluso. Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest’ albero, respiro tremulo di foglie nuove. Sono quest’ albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo.

Lo spizio sorge in campagna in un luogo amenissimo. Io esco ogni mattina, all’alba, perché ora voglio serbare lo spirito così, fresco d’alba, con tutte le cose come appena si scoprono, che sanno ancora del crudo della notte, prima che il sole ne secchi il respiro umido e le abbagli. Quelle nubi d’acqua là pese plumbee ammassate sui monti lividi, che fanno parere più larga e chiara, nella grana d’ombra ancora notturna, quella verde plaga di cielo. E qua questi fili d’erba, teneri d’acqua anch’essi, freschezza viva delle prode. E quell’asinello rimasto al sereno tutta la notte, che ora guarda con occhi appannati e sbruffa in questo silenzio che gli è tanto vicino e a mano a mano pare gli si allontani cominciando, ma senza stupore, a schiarirglisi attorno, con la luce che dilaga appena sulle campagne deserte e attonite. E queste carraje qua, tra le siepi nere e muriccie screpolate, che sullo strazio dei loro solchi ancora stanno e non vanno. E l’aria è nuova. E tutto, per un attimo, è com’è, che s’avviva per apparire. Volto subito gli occhi per non vedere più nulla fermarsi nella sua apparenza e morire. Così soltanto io posso vivere ormai. Rinascere attimo per attimo. Impedire che il pensiero si metta in me di nuovo a lavorare, e dentro mi rifaccia il vuoto delle vane costruzioni.

La città è lontana. Me ne giunge, a volte, nella calma del vespro, il suono delle campane. Ma ora quelle campane le odo non più dentro di me, ma fuori, per sé sonare, che forse ne fremono di gioja nella loro cavità ronzante, in un bel cielo azzurro pieno di sole caldo tra lo stridio delle rondini o nel vento nuvoloso, pesanti e così alte sui campanili aerei. Pensare alla morte, pregare. C’è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane. Io non l’ho più questo bisogno, perché muojo ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori.”

Pirandello - Uno, Nessuno, Centomila

venerdì 4 luglio 2008

No way out
No comfort for those
Who lost love

giovedì 3 luglio 2008

oltre a tutta un'altra serie di oggettivi e quanto mai fisiologici motivi
penso di aver capito come mai dormo così tanto, in ogni momento
tra l'altro non mantenendo un sonno lungo e continuo, ma alzandomi e riappisolandomi ogni oretta

dormendo sospendo ogni pensiero e considerazione
svegliandomi ho sempre la sensazione che la realtà precedente sia stata un brutto sogno
rendendomi poi conto dell'illusione, mi rimetto a dormire per rientrare in stand-by neurologico

un circolo perfetto dal quale non si esce, se non per andare a mangiare carpacci di bresaola al grottino o per abbronzarsi sul lungomare unte di crema protettiva (che sennò a quarant'anni la pelle fa schifo e il visino è grinzoso)

ad ogni modo solo un genio (assonnato) come me poteva partorire un simile assurdo stratagemma
sospensione - illusione - sospensione - illusione

tra l'altro un pomeriggio di quattro anni fa, durante la lezione di un corso fotografico, ci diedero alcuni scritti di gordon parks
un verso in particolare mi lasciò esterefatta

certa gente non dovrebbe mai essere lasciata sola nemmeno mentre sogna

la rilessi più volte senza andare oltre, pensando a quanto fosse vera, a quanto ne sentissi il bisogno

martedì 1 luglio 2008

vai via dalla finestra arianna, scendi velocemente a terra e svanisci nella notte
forse non lo volevano davvero, ma te lo hanno cantarellato troppo a lungo
non li chiamare, non gli scrivere, non ascoltare tutto quello che, in un momento a loro propizio, vorranno dirti

lascia bisaccia e mantello, dispiega le ali e vola lontano
il vento ti vuole, il vento leggero vuol farti leggera come lui

dicono tu non debba preoccuparti della destinazione
dicono non conti poi così tanto il fine, ma i mezzi
il mentre e il durante, il cammino e la danza