venerdì 26 dicembre 2008

arianna e la nostalgia...

sabato 20 dicembre 2008

Ath Cliath

Quello che di Dublino salta subito all'occhio non sono certo il clima rinomatamente uggioso, o le case in cortina splendidamente colorate, o i gabbiani che continuamente svolazzano sulle strade, no; ciò che primariamente richiama l'attenzione sono gli eredi delle antichissime stirpi normanne che abitano la città: tali ammirevoli esemplari dotati di una tembra straordinaria degna d'altri tempi girovagano infatti in pieno inverno con magliettine in microfibra, mezze maniche, gonnelline indossate senza calze e al massimo una felpa per quando scende la sera; mentre tu, misero discendente di un qualche centurione che si grattava la pancia al sole, sei lì che cerchi di imbacuccarti in modo impeccabile affinchè non passi neanche uno spiffero, con le mandibole che ti fan male dal freddo.

Ma lo stupore è in parte assorbito quando si scopre la colazione dell'uomo medio dublinese: in un piatto sufficentemente capiente vengono servite un paio di salsicce fritte, un paio di uova strapazzate, un fetta di pancetta anch'essa fritta, un mestolino di fagioli col sugo, qualche pomodoro rosolato in padella e due bei toast di un metroquadro ciascuno rigorosamente accompagnati da un panetto di burro. Alla luce di una simile scoperta è possibile ipotizzare che il suddetto uomo medio, oltre che di un alto tasso del colesterolo, sia dotato di uno spesso strato di adipe funzionale al superamento dell'inverno in abiti discinti.

Ad ogni modo noi si è mangiato tutto con molto gusto, si è spensieratamente passeggiato nelle molte zone pedonali del centro città a nord e a sud del Liffey, si son fatte ripetute soste nei moltissimi pub affollati sin da metà mattina, si è visitata la fabbrica della guinness con annessa ottima pinta e, in ultima sera, bevendo irish coffe si è assistito, nella piccola e familiare stanzetta di un locale legnoso, all'esibizione di tre musicisti del folk irlandese.

Davvero un bel viaggetto, se non fosse stato per il 40 di febbre al ritorno in milano; ma il nostro amore ci ha curate con affetto e con le verdure della salute [cit.]














mercoledì 10 dicembre 2008

Addio, addio e un bicchiere levato al cielo d'Irlanda e alle nuvole gonfie.
Un nodo alla gola ed un ultimo sguardo alla vecchia Liffey e alle strade del porto.
Un sorso di birra per le verdi brughiere e un altro ai mocciosi coperti di fango,
e un brindisi anche agli gnomi a alle fate, ai folletti che corrono sulle tue strade.


domani mattina andrò a comprarmi un paio di calzette di lana ricamate per affrontare le fredde terre del nord europa
dublino ci attende sabato mattina gelata nel suo rigido inverno, ma pronta ad offrirci pub legnosi e birra in boccali
al più presto il reportage fotografico

venerdì 5 dicembre 2008

arianna crede che non riuscirà mai a vivere serenamente una relazione, se prima non avrà imparato a vivere serenamente se stessa; lei, che per un certo periodo ha creduto di avere la questione sotto controllo grazie all'analisi, sta nuovamente precipitando nel marasma caotico dell'irrazionale; continua ad aver bisogno di una culla ed è lontana anni luce dall'autonomia cui si illude di auspicare; ed è chiaro che se ne illuda, poichè in fondo, tutto ciò che vuole è solo quella culla

e piange, piange, piange...
e mentre piange pensa a vico e ai suoi corsi e ricorsi storici
pensa ai greci e alla loro concezione circolare e ciclica del tempo

io non devo consolarti, sarebbe sbagliato e non ti farei del bene
così arianna che non voleva banalmente esser consolata, ma solo ascoltata nelle sue reiterate mancanze nei confronti di se stessa, viene educata sotto i duri colpi del cinismo